Il progetto di restauro di un edificio pubblico, privato o ecclesiastico, redatto da Ophis si coordina sempre con le indicazioni riportate nel progetto di recupero e rifunzionalizzazione stilato da uno studio di architettura o di ingegneria incaricato dal committente. Consta di una proposta di intervento accompagnata da schede grafiche che riassumono lo stato di conservazione, la proposta di intervento e la scelta finale delle cromie.
Quindi, il restauro architettonico prevede la fase preliminare di studio, durante la quale vengono eseguiti dei saggi stratigrafici che consentono di:
Una volta analizzate queste informazioni, si redige il progetto di intervento che verrà sottoposto alla direzione lavori incaricata e, qualora si tratti di beni immobili vincolati, lo stesso verrà inviato alla Curia (nel caso di bene ecclesiastico) o alla Soprintendenza di competenza (sia nel caso di beni immobili privati che pubblici).
Per quanto attiene alla direzione lavori (pertinente esclusivamente a fasi di restauro), questa può essere a noi affidata sia dal committente, proprietario o gestore/affidatario dell’immobile, sia dall’impresa che si è aggiudicata l’appalto, al cui interno è assente la figura del restauratore accreditato dal Ministero dei beni culturali. Tale figura rappresenta il trait d’union tra la committenza, l’impresa appaltatrice e la squadra di restauro subappaltatrice e si occupa di:
Nell’ambito della progettazione e direzione lavori per il restauro architettonico, Ophis, nel rispetto della sua identità e filosofia, individua attentamente prodotti prevalentemente non chimici, non industriali, tutt’al più artigianali che utilizzano calci di fornace ed inerti di granulometria e tonalità selezionata (provenienti da cave verosimilmente presenti in aree limitrofe al cantiere e affini a quelle riscontrate nell’analisi petrografica delle malte che costituiscono il rivestimento originale dell’immobile).
Nelle diverse fasi di pulitura delle superfici intonacate vengono attestate soluzioni/miscele detergenti che possano ridurre considerevolmente gli strati di depositi e/o croste nere, evitando l’uso di agenti chimici aggressivi che potrebbero non solo corrodere la superficie ma anche penetrare in profondità in modo irreversibile.
Non ultimo, l’attenzione a non disperdere le sostanze risultanti dal risciacquo delle diverse fasi di pulitura: la scelta, pertanto, di tali soluzioni pulenti avviene attraverso test di detergente a base di enzimi stabilizzati, oppure attraverso la preparazione di gel, realizzati ad hoc, sulla scorta dei risultati forniti dalle analisi di sezioni sottili effettuate sulle superfici.